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I colori del “rifiuto”

Serena Borzoni e Vania Crupi, volontarie PRO.DO.C.S. in Colombia, ci raccontano un’esperienza di partecipazione comunitaria nell’ambito del loro servizio  civile nella città di Medellìn.

“I quartieri popolari di Medellín, costruiti sulle montagne che circondano la Valle Aburrá, per quanto diversi siano, hanno un problema in comune: la spazzatura.

Il barrio La Sierra, nella Comuna 8, è attraversato da migliaia di scale e da un’unica strada pavimentata, su cui circolano auto (poche), busetas (parecchie), moto (tantissime) e un’infinità di rifiuti: non essendoci cassonetti, infatti, le persone gettano la spazzatura per strada. In realtà, questo barrio avrebbe un vantaggio rispetto ad altri quartieri popolari: una piccola costruzione di mattoni, che dovrebbe servire per la raccolta dei rifiuti. Questa costruzione si trova nella parte alta de La Sierra (a quasi 2000 metri d’altezza), alla fine di una scalinata impervia, che quasi nessuno si azzarda ad affrontare, nemmeno i netturbini, che preferiscono raccogliere la spazzatura “a domicilio” per poi gettarla su un marciapiede, nel “centro” del barrio, vicino a ristoranti, bar, panetterie. Il camion della nettezza urbana si avventura fino alla Sierra solo due volte a settimana, il mercoledì e il sabato, attorno alle 4 del pomeriggio, per raccogliere i rifiuti accumulatisi sul marciapiede. A quell’ora del giorno, l’aria è già praticamente irrespirabile.

I giovani del barrio hanno sempre mostrato preoccupazione per questo problema. Sono stati loro a proporre questo spazio, due pareti di fronte alla “discarica” locale, per la realizzazione di alcuni murales che potessero generare un risveglio di coscienza collettivo, per trovare una soluzione definitiva alla problematica della spazzatura, che non danneggiasse più l’ambiente e la salute degli abitanti del barrio (e permettesse la circolazione regolare dei bus, visto che la strada, molto stretta, a volte viene letteralmente “invasa” dai rifiuti).

Foto panoramica murales

Grazie all’aiuto fondamentale di Lara Ottaviani, illustratrice italiana, in tre giorni abbiamo completato due murales, con la collaborazione dei ragazzi della Mesa de Trabajo Juvenil. Ai nostri occhi, però, è stato un lavoro collettivo, dell’intera  comunità: degli anziani che ci spronavano seduti sui terrazzi delle loro case, del titolare della panetteria che ogni giorno ci offriva un caffè e una brioche, dei bambini che, mentre andavano a scuola, ci chiedevano di poter aiutare, del signore che ci ha prestato la sua pittura bianca perché noi l’avevamo finita, di chi, semplicemente passando da quella zona, ci gridava entusiasta: “Les está quedando muy lindo!”.

Le due pareti, prima dei murales, erano grigie, sporche, ricoperte di muffa a causa dei rifiuti: i colori vivaci contrastano con il passato, non solo architettonico, della Sierra. La comunità si è immediatamente sentita orgogliosa di questo spazio e se ne è “riappropriata”, l’ha reso di nuovo suo, promettendo di prendersene cura. Il cambiamento non sarà immediato, ma il processo è già iniziato.”

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